“VERMIGLIO”

Non legga queste mie note chi ancora non abbia visto il film; contengono disvelamenti della trama.

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Ermanno Olmi, Pupi Avati.

E’ da loro che Maura Delpero ha raccolto il testimone per raccontare la sua storia.

Una storia di donne.

Ognuna delle quali è esposta con fine scandaglio psicologico.

Ognuna delle quali è espressa nel complesso viatico della ricerca di sé e del proprio precipuo valore all ‘interno di una soverchiante, dominante società patriarcale.

Queste fiere creature vivono a Vermiglio, un borgo arroccato sugli aspri monti del Trentino Alto Adige.

La loro è una piccola comunità agreste, un microcosmo all’interno del quale si consumano le vite, le emozioni, i dolori, le esperienze, dei suoi abitanti; un’isola concettuale … e di fatto.

Sarà l’arrivo di uno straniero, un siciliano in fuga dal campo di battaglia, a scompaginare l’ ordinato spartito.

Ognuna di queste femmine sarà “accesa” dall’ inatteso nuovo e posta di fronte a se stessa, ai propri sogni, ai desideri, alle aspirazioni, alla visione di sé.

C’è chi correrà, con forse troppo veloce passo, verso la vita, e dalla vita riceverà amara lezione.

Chi avrà in dono ali per volare lontano, portata via dal vento del proprio talento intellettuale.

Chi riuscirà ad alzare il capo e a dire: “No. Questo no. Ora basta.”

Chi dovrà andarsene, nonostante sé.

E poi c’è Ada, la mia favorita; natura acuta e ribelle, domata dalle religioni e dalle convenzioni.

Ada, fatta ostaggio dal giudizio altrui, da occhi che la guardano senza vederla.

Ada, che troverà il suo modo di “farsi camoscio” scegliendo un mondo che non appartiene alla sua natura, alla sua matrice.

Prigioniera e libera.

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La regista, tratteggia il racconto con delicato tratto, con naturalità, poggiando, sulla comunità tutta, occhi dolci e compassionevoli.

“Vermiglio” è un film emozionate, toccante, ben diretto e ben interpretato.

Correrà per gli Oscar nella categoria “miglio film straniero”.

Si augura il meglio alla Delpero ed alle sue ragazze … antiche … 🙂