TAR!
Non trovate che sia parola … onomatopeica?
A cosa rimanda, uditivamente?
Per me, a concetti quali l’ordine, il rigore, l’autorità, il comando, il potere, il successo … l’arroganza.
Il film racconta, rivela ognuno di questi archetipi della, fragile, natura umana.
E le loro derive di senso, parimenti.
Per immagini, severe, quasi monocromatiche, livide.
La musica, apparente protagonista, è più raccontata attraverso i dialoghi, che eseguita e goduta, come da compressione sensoriale in linea con il principio cardine della “sottrazione narrativa”: “less is more”.
Tar è un’opera claustrofobica, impreziosita da conversazioni molto ben scritte, di alto profilo intellettuale.
E Cate Blanchett, per me, per sempre, la mia Regina degli Elfi, … si cala nel personaggio con impeto interpretativo e tale finezza psicologica da generare incanto per il sopraffino talento della sua arte.
Lydia Tar, da combattente, quale ella è, fluctuat nec mergitur… (è sbattuta dalle onda ma non affonda).
Ma, a quale prezzo, verso quale vita, … se non si sa … di sé?
Omnes feriunt, ultima necat.
(Tutte feriscono, l’ultima uccide).