Come nel video gioco, anche il mondo reale è in bianco e nero, quando loro sono divisi.
E’ un film che gioca sugli opposti semantici: presenza/lontananza, colore/sua assenza, yin/yang, primavera/inverno, riso/pianto.
La fotografia li racconta, con calma sapiente, uno ad uno.
E’ un film impetuoso, come il vento che porta pollini e odorosi sensi.
E’ un film potente che sa raccontare, con pena strisciante, la staticità delle sopite energie, dell’inverno del cuore, e il tumultuoso, vibrante disgelo, il loro fremente risveglio, dagli abissi, dalle più recondite profondità.
“Cielo e Terra insieme producono la vita, i Diecimila Esseri ne risplendono” recitano gli antichi testi. Ed è già poesia.
Film efficace anche nella ficcante narrativa antropologica di una Pechino disumana e disumanizzante.
Uno scandaglio delle emozioni, sincero, pulito, denso di grazia.
Per chi si accingesse nell’impresa di “incontrare” quest’ opera fortunata, consiglio la visione originale, in mandarino, sotto titolata.